nata a Napoli nel 1970, si avvicina alla fotografia spinta dal desiderio di placare un bisogno privato di fermare il tempo in un solo istante e permettere al fruitore di guardare il mondo attraverso i suoi occhi. Preferisce dedicarsi a progetti strutturati, partendo dalla ricerca dei costumi spesso realizzati da se stessa con minuzia di particolari .
PROGETTI
“TREMORE INTIMO” (in collaborazione con Akamoi autrice dell’audio nel video che accompagna il progetto) presentato alla collettiva d’arte “E-art Quake”, una collettiva per la celebrazione dei trent’anni del terremoto in Irpinia.
“LONGIQUITATE TEMPORUM”( in collaborazione con Antonio Siniscalchi autore dell’audio che accompagna il progetto) ” un viaggio nella nebbia del tempo, nei ricordi, nei luoghi dell’anima, dove il fruitore è libero di esprimere ed interpretare le proprie sensazioni, siano esse attesa, mistero, malinconia.
“BE THAT WOMAN” un gioco rappresentativo, in cui l’artista sottolinea l’importanza e la bellezza della donna comune, trasformandola in mito
“IN_FINITO” Una serie di otto scatti racchiusi in un unico frame che sottolineano quanto l’infinito non sia un tempo astratto ma un continuo ripetersi e susseguirsi nella realtà quotidiana e nei rapporti umani.
“LA CAPPELLAIA MATTA”progetto nato dalla collaborazione con Bianca Pacilio (scenografa)e Liliana Rosetta (MUA e modella). Una deviazione della favola di Alice nel paese delle meraviglie, dove il cappellaio è rappresentato dal suo alter ego femminile e dove una tavola riccamente imbandita da dolci di varie misure, diviene tema continuo e sfondo degli scatti.
“DONATELLA”quando l’armonia si diffonde, quando la danza sublima il movimento, arte performativa, visione di linee dolci e spigolose. Poesia dei gesti, grande dono del movimento e della forma, nasce così “Donatella” una dedica a lei, danzatrice professionista, che con grazia articola vari movimenti del corpo, trasformandosi e fluttuando. Gesti che si esprimono senza parole, un linguaggio che seppur muto comunica. La danza come poesia muta, la più effimera e preziosa delle arti, una forte connessione con il mondo emotivo
“I’M NOT DISABLED” è un grido contro chi crede che essere disabile precluda una vita normale. Contro le discriminazioni di genere, contro il pietismo, per salvaguardare la dignità di ognuno
“DANTE MMXXI” lo numero del tre è la radice del nove, però che sanza numero altro alcuno, per se medesimo fa nove, sì come vedemo manifestamente che tre via tre fa nove. Dunque se lo tre è fattore per sè medesimo del nove, e lo fattore per sè medesimo de li miracoli è tre, cioè Padre e Figlio e Spirito Santo, li quali sono tre e uno, questa donna fue accompagnata da questo numero del nove a dare ad intendere ch’ella era uno nove, cioè uno miracolo, la cui radice, cioè del miracolo, è solamente la mirabile Trinitade.” Vita nova, XXIX, 3″